Ho corso il Krash Trail. Non i 33 km e neppure i 18 km che ha ha fatto mio papà, ma i 10 km. Un gara veloce ma ricca di sofferenza, almeno per me.
Un percorso tra i calanchi davvero suggestivo, con il fianco delle colline a tratti spoglie e rugose. E poi lo start alle 10 (un’ora dopo quello di 18K) dal campo sportivo di Errano (Faenza).
Il primo chilometro lo abbiamo corso sull’asfalto e in salita, poi abbiamo deviato a sinistra e ci siamo immersi nella campagna. Fin qui tutto bene, poi… La scorgo in lontananza, allo start ci avevano avvertiti, ma non pensavo fosse così. Al quarto chilometro si apre di fronte a me un “salitone”, o meglio un muro, 100 metri di dislivello positivo in neppure un chilometro (per la precisione 600 metri).
Una salita molto dura, lunga e impossibile da correre. Tutti ci mettiamo a camminare e a tratti guardiamo in su e a tratti in giù per capire quanto manca alla fine della sofferenza.
Poi arriviamo in cima e il ristoro ci dà respiro e nuove energie.
Si corre in cima alla collina degli ulivi dove mi godo un dolce panorama, e poi via che si scende, quindi si sale, e si scende di nuovo, finché non arriviamo al traguardo.
Nel mentre, quando mancano appena 2 km un signore in bici, forse vedendomi stravolta, mi dice: “Ma pagate per fare fatica?”. Ho troppo riso!
Anche questo è il Krash Trail.
Il prossimo anno si corrono i 18 km, che ne dite?
Un solo suggerimento agli organizzatori della Leopodistica, farei partire i 10 km dopo max mezza ora dopo i 18 km, un’ora di stacco è davvero troppo.
Spero che il mio racconto “sudato” vi sia piaciuto.
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Un abbraccio e buone corse!
Irene