Il mio weekend speciale nelle Marche, tra il Monte Conero e Offagna.
Il Monte Conero è un promontorio verdissimo a picco sul mare Adriatico, che guarda Ancona dall’alto dei suoi 572 m.s.l.m.
Un monte che può essere percorso a piedi, meglio di corsa (lo so, sono di parte), come ho fatto io, per godere appieno dei tanti percorsi (18 i sentieri presenti) sterrati e pietrosi, che portano a eremi, grotte, e belvederi.
E dopo la corsa il mio viaggio esplorativo prosegue a Offagna, a una ventina di chilometri da Sirolo, per ammirare uno dei borghi più belli d’Italia.
LA TRAVERSATA DEL CONERO, A MODO MIO
Il mio viaggio nelle Marche ha inizio con la Traversata del Monte Conero, che prevede l’attraversamento del sentiero 301.
La sveglia squilla molto presto così dalla finestra del mio bed and breakfast posso scorgere il sole sorgere dall’acqua, un miracolo della natura di cui non mi stanco mai.
Si parte dall’abitato di Poggio (Case Sant’Antonio), una frazione del comune di Ancona, dove si può lasciare l’auto e dirigersi verso l’Osteria del Poggio, da cui parte il sentiero che porta a Pian Grande.
Il territorio che attraverso è punteggiato di lecci, una quercia sempre verde, aceri, carpini, frassini, pini d’Aleppo, e piante speciali come il pungitopo, e il salsapariglia nostrana, meglio nota come stracciabraghe, un rampicante cosparso di aghi acutissimi che non lascia scampo a calzini e pantaloni, se per sbaglio ci finite in mezzo.
Pochi chilometri e arrivo al Belvedere Nord sulla Baia di Portonovo, dove scorgo la Torre De Bosi, una struttura edificata nel XVIII secolo come presidio difensivo, e i due laghi naturali di acqua salmastra: il lago Profondo e il lago Grande, originati (pare) nell’antichità da una frana del Monte. Dall’alto dei 500 metri pare di scorgere un presepe in miniatura, con gli alberi che sembrano una morbida trapunta di velluto di colore verde smeraldo.
L’Ex Convento dei Camaldolesi e la Grotta del Mortarolo
Proseguendo raggiungo l’ex Convento dei Camaldolesi; una sosta è doverosa per ammirare la chiesa di S. Pietro e il complesso monastico che oggi ospita un hotel tre stelle.
E dopo avere respirato un po’ di quiete e di poesia continuo il mio “viaggio” di corsa.
Mi aspetta la discesa verso il versante sud; strada facendo decido di fare una deviazione sul sentiero 301C che mi porta alla Grotta del Mortarolo, un ipogeo naturale utilizzato come romitorio, costituito da un unico vano provvisto di aperture verso l’esterno. Ci potete entrare (ovviamente io sono entrata) e curiosare immaginando di vedere un monaco in preghiera, come in realtà doveva avvenire un tempo.

L’interno della Badia di S. Pietro, edificata nei primi anni mille, interamente in pietra del Conero a tre navate – Foto di Tommaso Gallini
Pian di Raggetti
Riprendo il sentiero 301 e mi immetto nel sentiero 305 che porta a Pian di Raggetti, nel versante sud-ovest, dove si apre una prateria o meglio una radura che non è stata interessata dal rimboschimento, e da cui lo sguardo può spaziare a 180 gradi sulle colline marchigiane, l’Appennino e i borghi di Castelfidardo, Loreto con la sua cupola, Recanati e Osimo.
Una breve sosta e ritorno sul 301 e in men che non si dica arrivo a Pian Grande e poi al Poggio, punto di partenza e arrivo.

Una delle poche praterie ancora presenti sul Monte Conero, dove lo sguardo spazia a 180 gradi verso le colline e le montagne dell’Appennino e dove è possibile osservare gran parte della regione, dai Monti Sibillini fino al Monte Catria nel Pesarese
Consigli per la Traversata del Conero
Se decidete di affrontare la Traversata del Conero, la cui lunghezza è di 8,3 km (sentiero 301), dovete sapere che terminerete a Fonte d’Olio, da cui parte la strada provinciale, non proprio adatta da percorrere a piedi visto che vi transitano le auto.
Il mio consiglio è di allungare la distanza e di fare un anello di 14 km percorrendo parte del sentiero 305.
I percorsi sono sterrati, talvolta pietrosi (le pietre sono di dimensioni piccole e arrotondate), ombreggiati, ad eccezione di alcuni piccoli tratti.
Vi consiglio di portare con voi un litro e mezzo d’acqua, e una-due barrette energetiche, anche se è possibile fare una sosta ristoratrice nei pressi dell’hotel Monteconero (vicino alla sommità) dove si trovano due bar e la toilette.
Da segnalare che le salite e le discese sono tutte corribili e il dislivello positivo totale del giro che ho fatto io è di 522 mt.
Il ROSSO CONERO E L’OLIO D’OLIVA EXTRA VERGINE
La scoperta del Conero continua con la degustazione del Rosso Conero e dell’olio extravergine d’oliva, prodotto dall’azienda agricola di Villa Carlo Boccolini.
La degustazione avviene sulla terrazza della residenza, immersa nel Parco del Conero, con affaccio su Sirolo.
Qui si producono diversi oli monovarietali, e il vino Rosso Conero doc “Kyma Oros”. Il nome, mi spiega Barbara, la titolare e colei che ha restaurato insieme al marito ingegnere l’intera struttura, compreso l’antico frantoio seicentesco, è preso dal greco e significa monte a forma di onda perché il Monte Conero, se scorto da lontano, sembra un’onda.
La vigna che lo produce è costituita da viti di Montepulciano ed essendo esposta sulle pendici sud-est del Monte, sopra la spiaggia Sassi Neri, si garantisce sole e brezza marina che regalano al vino note fresche di frutti di bosco, mora, cassis e marasca, insieme a un finale minerale (per la descrizione mi sono affidata a Tommaso, marito, sommelier e fotografo ;-)).

L’antica macina di pietra restaurata con la quale si produceva l’olio d’oliva di Villa Carlo Boccolini a Sirolo – Foto di Tommaso Gallini

Il Rosso Conero e gli oli extra vergine d’oliva monovarietale prodotti dall’azienda di Villa Carlo Boccolini – Foto di Tommaso Gallini
A CENA TRA INNOVAZIONE E TRADIZIONE
Tra una corsa e un aperitivo il sole tramonta e si avvicina l’ora della cena.
Opto per il Clandestino Sushi Bar.
Il ristorante sorge su una palafitta all’interno della baia di Portonovo, è dipinto di azzurro e di bianco e presenta luci calde e tenui che si sposano bene con il luogo marino.
Che cosa ho mangiato?
Lasagnetta al salmone con salsa al cocco e lime, dall’aspetto molto pop ma dal gusto delicato e complesso, e uno sgombro arrostito marinato nel miso.
Il menù non è suddiviso in antipasto, primo e secondo, ma la prima parte è dedicata alla crudités, la seconda a una “via di mezzo”, e la terza ai piatti cotti.
Se però preferite la tradizione potete lasciarvi deliziare dalla cucina del ristorante Da Silvio a Sirolo, e ordinare oltre alla classica grigliata di pesce, un primo a base di moscioli, ovvero una cozza che viene pescata, e non allevata, nella Riviera del Conero.
IL TOUR PROSEGUE A OFFAGNA, UNO DEI BORGHI PIù BELLI D’ITALIA
E dopo i chilometri di corsa di sabato, domenica mi concedo un po’ di relax e di storia visitando Offagna, considerato uno dei borghi più belli d’Italia.
Da Sirolo dista appena 20 km (15 km circa da Ancona); capirete di essere arrivati perché da lontano scorgerete la Rocca che campeggia sull’alto della collina.
Lasciate l’auto ai piedi del paese così eviterete di creare traffico visto che il borgo è piccolino, e fate una passeggiata fino alla Rocca risalente al 1454. Acquistate il biglietto (costa 5 Euro) e ammirate le sue sale, le segrete, e salite fino in cima per godere del panorama sulle colline marchigiane.
Perdetevi nel paese, curiosate qua e là e lasciatevi cullare dal suono delle campane della Chiesa di San Tommaso Apostolo, che suona ogni quarto d’ora, almeno così è avvenuto il giorno della mia visita.
Poi fermatevi a gustare alcuni piatti tipici del territorio come i moscioli (sì lo so, ancora una volta ma sono troppo buoni) ripieni su un letto di salsa di pomodoro del ristorante Il Cresciolo.

La Rocca quattrocentesca di Offagna, esempio di architettura militare, venne costruita tra il 1454 e il 1456 per volontà degli anconetani, dopo un contenzioso con Osimo per il controllo dell’avamposto. L’edificio è collocato su un’altura di roccia arenaria e ha un impianto quadrato con alte torri merlate – Foto di Tommaso Gallini

Un’altra parte di panorama che si può scorgere dalla collina su cui sorge la Rocca di Offagna – Foto di Tommaso Gallini
Il mio fine settimana tra corsa, natura e storia termina qui.
Spero che vi sia piaciuto; se volete vedere la mia corsa sul Monte Conero potete seguirmi su Instagram @running.post, mentre sul blog #destinazionemarche potete lasciarvi ispirare dai tanti itinerari proposti, e sul portale del Turismo della Regione Marche www.turismo.marche.it potrete trovare tutte le informazioni utili per intraprendere il vostro viaggio.
Per conoscere e amare questa incredibile Regione, a suon di chilometri, oppure in bici, in canoa o come preferite. A voi la scelta! Non vi resta che partire 😉
Foto di Tommaso Gallini
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