I consigli pre maratona di New York

Ho corso la maratona di New York nel 2013, era la prima volta che affrontavo 42 km e 195 metri e non sapevo bene che cosa mi sarebbe successo. Non ero preparata e mai ero andata oltre i 21 km. Ma se ti ritrovi con il pettorale (un regalo!) alla fine non puoi non correrla.

Però prima di decidere se affrontarla o meno mi sono confrontata con chi la stupenda maratona l’ha corsa 18 volte (come atleta professionista e poi come “amatore”, e l’ha pure commentata per Rai Sport). Di chi si tratta? Di Laura Fogli, con me a Big Apple insieme al gruppone di maratoneti di Born2Run.

Mi ha detto «Irene parti e all’altezza del Pulasky Bridge (più o meno a metà gara) ti ritiri e prendi la metropolitana». Abbiamo guardato il punto del “ritiro” sulla cartina e ho detto: «Okay, farò così!».

Ma il giorno della gara mi sono ritrovata in mezzo a tanti “toc, toc”, che tutti insieme creavano un suono bellissimo e preciso, come quello del nostro cuore. E poi accanto a me c’erano due runner conosciute allo start della maratona: Silvia Livoni ed Emilia Calicchio. Silvia avrebbe dovuto correre dietro al pacer delle 4 ore, ma c’ero io che mi ero iscritta con un tempo più alto e non potevo, e allora ha detto «sto con te e corriamo con quello delle 4h15’». E c’era Emilia che ci ha sentite parlare in italiano e ha chiesto: «Posso correre con voi?» che a ogni rifornimento ci passava il bicchiere con l’acqua. Due angeli con cui ho corso ancora, in altre competizioni e con cui ho condiviso anche le vacanze.

Volete sapere com’è andata? Arrivata al Pulasky Bridge sono andata avanti, non ho pensato minimamente di ritirarmi. Stavo bene e arrivata sulla famigerata First Avenue, lunghissima e ondulata, non ho ceduto. Le gambe giravano, eccome se giravano. Così Central Park è arrivato in un battito di ciglia, e una gocciolina (che si è presto cristallizzata lasciandomi solo il sale) mi ha rigato il volto. Ce l’avevo fatta! E non smetterò mai di ringraziare Silvia ed Emilia!

 

Eccomi in azione nel 2013

Eccomi in azione nel 2013

Che consigli dare a chi in queste ore è in partenza per New York? Eccoli…

Siate “open”. Come prima cosa lasciate aperto il cuore e la curiosità; se qualcuno ti chiede «posso correre con te» rispondi «certamente» e chiacchiera; scoprirai persone fantastiche con la tua stessa passione e con le quali potrebbe nascere una sincera amicizia.

Non esagerare con il cammino. Se sei alloggiato nella zona di Times Square, come spesso succede, e vuoi andare che so a passeggiare sul Ponte di Brooklyn prendi la metropolitana, è economica e veloce! Le tue gambe ringrazieranno! E lo shopping fallo dopo la maratona.

Non pasticciare con il cibo. Cerca di mangiare cose sane; New York è piena di “deli”, locali economici dove potrai servirti in autonomia e trovare di tutto: verdura, frutta, pesce, carne, cotta al vapore, alla griglia…

Colazione e snack in attesa della tua wave. Fai colazione appena ti svegli (saranno le 5 o prima!) con le cose che solitamente mangi.  Tieni conto che arriverai a Fort Wadsforth molto presto, tra le 7 e le 7.30, sarà freddo e la prima wave partirà alle 9.50, quindi sicuramente ti verrà ancora fame. Al forte l’organizzazione ti darà muffin, bagel e donuts, ma se non sei abituato a mangiarli meglio sgranocchiare la barretta che ti sei portato da casa. Io ho mangiato un mega muffin ai mirtilli e non ho avuto alcun problema, ma è tutto molto soggettivo e nel dubbio meglio non rischiare.

Il nome sulla maglia. Metti il nome sulla maglia con cui correrai (io l’ho scritto con un pennarello nero), così il pubblico urlerà anche il tuo nome. Sai quanti saranno gli spettatori lungo i 5 distretti ? Oltre un milione!

Guardati attorno. 150 band suoneranno live e poi scorgerai la diversità dei cinque distretti. Ho impresso il quartiere ebraico di Williamsburg; abituata alla modernità sfavillante di Manhattan mi sono ritrovata in un tempo passato, con edifici alti due piani, e uomini vestiti di nero che in testa avevano un largo cappello e due boccoli lungo il viso.

Ritmo costante. Non spingere troppo nella prima parte di gara (anche se l’entusiasmo e il tifo in ogni dove ti porterà ad accelerare un po’) o quasi sicuramente finirai la seconda parte soffrendo, come è successo a me lo scorso aprile in occasione della maratona di Roma. Ma non a New York, dove sono riuscita a mantenere lo stesso ritmo dall’inizio alla fine.

 

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E alla fine la medaglia è arrivata!