Joe Bastianich: la corsa e se i giudici di MasterChef fossero degli sportivi

La mente, il corpo, il gusto, la voce. Joe, all’anagrafe Joseph, è un mix di queste quattro cose. Ha aperto oltre trenta ristoranti in giro per il mondo, uno anche in Italia, l’Orsone (si trova a Cividale del Friuli), e a breve ne inaugurerà un secondo a Milano (si chiamerà Ricci), insieme alla showgirl Belen Rodriguez. Ha preso parte al talent show MasterChef Italia e Usa (mi sa che l’ho visto anche in quello australiano?!?), ha allenato duramente il fisico per partecipare all’Ironman di Kona (Hawaii) nel 2011, e ogni anno corre almeno un paio di maratone. Non pago si è buttato nella musica mettendo insieme una band e creando una trasmissione di successo chiamata “On The Road”. Joe è così, vulcanico e riflessivo allo stesso tempo, ma soprattutto imprevedibile. Un giorno è a New York, un altro a Los Angeles, Udine, Milano, Ferrara. Una volta è nei panni del maratoneta, altre in quelle del rocker, del Restaurant Man, o del pilota di auto d’epoca (di recente l’ho visto impegnato nella Mille Miglia). E quest’anno ha anche dato alle stampe un libro, #Giuseppino, scritto a quattro mani con Sara Porro.

Com’è nata l’idea di questo libro (il secondo)? «Volevo raccontare il mio rapporto con l’Italia, narrando la storia della mia famiglia. L’ispirazione me l’ha data nonna Erminia, vengo da una famiglia di donne molto forti, lei ha avuto un impatto molto diretto e potente su di me».

Perché è così speciale Erminia? «Ha vissuto una vita incredibile, ha lasciato il paese incinta, è venuta in america senza una lira…».

Quali valori ti ha trasmesso? «La famiglia è il valore più grande, mi ha insegnato a rapportarmi con gli altri, mi ha dato equilibrio e saggezza. La vedo spesso ma cerco di stare in disparte per lasciare spazio ai miei figli, è giusto che la conoscano come l’ho conosciuta io».

Hai lasciato la conduzione di MasterChef Usa per passare sempre più tempo in Italia. «È vero, l’idea è di passare maggior tempo in Italia e crearmi una realtà sempre più forte qui».

Nel libro racconti che eri grasso perché mangiavi moltissimo: “Quando penso a me stesso bambino mi rivedo seduto al tavolo di cucina alle prese con un enorme piatto di fettuccine Alfredo, cioè condite con una generosa quantità di burro e parmigiano”. Oggi sei molto attento al cibo e corri regolarmente. «È così, corro ovunque mi trovi, se sono a Milano vado all’interno del parco Sempione o ai Navigli; se sono a New York il luogo che prediligo è Central Park, mentre quando sono a casa mi alleno lungo i percorsi collinari del Connecticut».

Sei riuscito a trasmettere la tua passione per il running ad altri giudici di Masterchef? «No. In America ho corso alcune maratone con Gordon Ramsey, ma in Italia nessuno mi ha seguito».

Ho visto che Graham Elliot (lo chef americano, giudice di MasterChef Usa) è dimagrito un sacco !? «Lui ha iniziato a correre ma non mi sono mai allenato con lui perché è troppo lento».

Il tuo prossimo appuntamento con lo sport? «Sicuramente la maratona di New York, poi si vedrà».

In questo periodo ti stai allenando? «Corro i miei 10 km ogni giorno. Ma non si può definire un vero allenamento, è più una terapia».

In Giuseppino hai dato una definizione a ognuno dei giudici: Cracco –porcospino, Barbieri –gufo, Ramsay-Padre Pio, Elliot –Arcangelo Gabriele. Se invece dovessi associarli a uno sportivo? «Mmm fammi pensare, non è mica facile. Dunque Cracco – schermidore, Barbieri-fantino, Ramsay- allenatore di canottaggio, Elliot- Allenatore di Bowling!».