Di corsa a Central Park con i Nati per correre

Tutti a passo di corsa a Central Park per l’allenamento pre maratona, aspettando la TCS New York City Marathon, in programma il prossimo 6 novembre.

Insieme al gruppone di Born2Run ho percorso la Fifth Avenue, tra le luci al neon, il vapore dei chiusini che sale dal marciapiede, e i raggi del sole che timidamente si riflettono sulle facciate dei grattacieli, e alle 7.30 in punto sono arrivata a Central Park.

Un po’ di riscaldamento e stretching, e poi via di corsa per 5-6 km, passando per Bethesda Terrace, con la grande fontana neoclassica al centro n(ma quanto è bello questo posto?!?), il traguardo e la statua di Fred Lebow, il fondatore della competizione della City.

Tanti i maratoneti che si sono dati appuntamento alle prime luci dell’alba; qualcuno è alla sua prima maratona, altri hanno già corso più volte la magica 42 km che nel 2015 ha visto oltre 49 mila finishers.

Anche il Campione olimpico di Atene 2004 l’ha corsa più volte, l’ultima lo scorso anno (terminò con il tempo di 2h48’09”). Questa volta però non indosserà la canotta e il pettorale ma sarà comunque presente alla partenza, a Fort Wadsworth.

«Non correrò perché non sono preparato; per motivi di lavoro non ho potuto allenarmi adeguatamente e la maratona è una gara che, anche se la corri per piacere come ho fatto io in questi anni, merita grande rispetto. Negli ultimi mesi ho corso al massimo 15 km, 2-3 volte alla settimana, troppo poco per affrontare 42 km. Godrò comunque della gara; domenica mattina accompagnerò il gruppone alla partenza salendo con loro sul bus che li porterà al Forte. E sabato mattina correrò la Dash To The Finish Line, una corsa di 5 km sempre molto emozionante».

Quali sono i tratti più impegnativi che i maratoneti dovranno affrontare?

«I primi venti km sono un grandissimo piacere; quando sei sul Ponte di Verrazzano, anche se è sempre molto ventoso, si è talmente carichi e pieni di euforia che non ti accorgi di nulla, hai il tempo di concentrarti sulle persone che ti stanno attorno, come se fosse un allenamento cronometrato in mezzo alla gente. A partire da metà gara, dal Pulaski Bridge, tutto si fa più impegnativo. E il Queensborough Bridge è un po’ lo spartiacque tra quello che hai fatto fino a quel momento e le energie che ti rimangono per affrontare la First Avenue. Una strada che amo; lunga sei km, tutta ondulata, ed esaltante. E poi c’è il Bronx, un punto difficile per me perché c’è meno pubblico, sono presenti un po’ di curve e la fatica comincia a farsi sentire».

 

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