La genetica al servizio dello sport

La regolare pratica di attività fisica e il cosiddetto active lifestyle sono elementi imprescindibili per conservare nel tempo non solo una buona forma fisica ma anche un efficiente stato di salute. Secondo le Regole d’Oro del Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro del 2007, l’inattività è tra i principali fattori di rischio per lo sviluppo di diverse forme di tumore.

La maggior parte delle persone che “inizia a muoversi” si affida al fai da te. Ma anche chi si rivolge a strutture specializzate e personal trainer segue programmi basati su informazioni “esterne”, come l’età, l’altezza, il peso, il livello attuale di fitness, lo stato generale di salute, ecc.

Ecco che un test genetico nella pratica sportiva consente di ottimizzare l’allenamento, l’alimentazione e l’integrazione ottenendo migliori risultati. Anche per persone con un elevato livello di forma fisica, il test può rivelare potenzialità ancora nascoste.

COME RICONOSCERE UN BUON TEST GENETICO

Innanzitutto è importante informarsi sulla quantità delle variabili genetiche analizzate: ogni caratteristica analizzata è infatti associata a più geni ed è scientificamente impossibile predire la predisposizione individuale basandosi sull’analisi di pochi geni. La letteratura scientifica dimostra che informazioni significative e affidabili possono essere ottenute da test che analizzano una grande varietà di geni.

L’analisi deve poi essere effettuata da un laboratorio genetico in grado di garantirne la validità clinica. Richiede da 1 a 2 mesi e non un paio di settimane.

Il nostro DNA contiene le stesse informazioni per tutta la nostra vita, per cui il test non deve richiedere successivi “controlli”. Se vi viene chiesto di ripetere il test a distanza di qualche mese, probabilmente sono stati analizzati gli enzimi salivari e non il DNA.

UN ESEMPIO DI TEST

FITsolutions PLUS analizza  20 varianti genetiche che hanno un effetto diretto su diversi ed importanti aspetti dell’attività fisica, e 26 varianti che hanno un effetto significativo sui bisogni nutritivi individuali.

  1. Genotipizzazione delle fibre muscolari: permette di comprendere se abbiamo una prevalenza di fibre muscolari rosse (chiamate anche lente o di tipo I) oppure bianche (rapide o di tipo II). Nel primo caso saremo dotati di una maggiore forza resistente, cioè di sostenere azioni muscolari di minore intensità ma lunga durata. Nel secondo saremo invece più propensi ad azioni muscolari veloci ed intense.

Questo consente di ottimizzare il proprio allenamento o scegliere l’attività sportiva più idonea al proprio profilo genetico.

  1. Potenziale aerobico potenziale o VO2max potenziale: è il massimo consumo di ossigeno teoricamente raggiungibile durante un esercizio fisico intenso e rappresenta quindi una misura indicativa della capacità di svolgere attività di resistenza in base al proprio potenziale genetico.

In pratica, il test genetico evidenzia la massima capacità aerobica di cui siamo stati geneticamente dotati e la cui reale espressione è funzione del nostro stile di vita.

  1. Range cardio: è l’intervallo ottimale di battiti cardiaci all’interno del quale è bene mantenersi durante l’allenamento per trarre i maggiori benefici in termini di ossigenazione, livelli di colesterolo e glicemia.

Diversi studi scientifici hanno dimostrato che tale valore è individuale e non tutti traggono gli stessi vantaggi dall’attività aerobica. Pertanto è particolarmente importante conoscere il proprio valore individuale per personalizzare il proprio allenamento in termini di salute sul lungo periodo.

  1. Recupero post-allenamento: la fase post allenamento è sicuramente la più delicata, ed è un aspetto fondamentale in ogni programma, anche dal punto di vista alimentare. Il corpo necessita di carboidrati per ricostruire le riserve energetiche, antiossidanti per contrastare i radicali liberi formatisi durante l’attività fisica e gli Omega-3 antinfiammatori.

Analizzare i geni coinvolti nella rimozione dei radicali liberi, nel rafforzamento delle difese immunitarie e nel recupero delle energie diviene quindi importantissimo per pianificare la delicata fase del post allenamento.

  1. Predisposizione agli infortuni: oltre agli errori di allenamento e ai movimenti scorretti nel caso dei principianti, la tendenza ad infortunarsi è anche in parte genetica.

La ricerca in questo settore specifico, seppur molto recente, ha già scoperto diversi geni coinvolti in tendiniti, stiramento dei legamenti, lussazione della spalla e osteoartrite. Conoscere anticipatamente la propria predisposizione consente di adottare ulteriori accorgimenti e precauzioni e attuare una integrazione mirata e preventiva.

L’analisi genetica permette inoltre di evidenziare l’espressione dei geni coinvolti nella risposta infiammatoria, che possono manifestare un effetto positivo sui tempi di recupero dopo un infortunio.

  1. Profilo metabolico: contiene tutte le informazioni relative all’alimentazione, utile sia per migliorare l’allenamento che la salute a lungo termine. Conoscere le proprie predisposizioni genetiche riguardo la sensibilità al lattosio, al glutine, al sale, all’alcool, alla caffeina, agli zuccheri e carboidrati raffinati, il metabolismo lipidico, delle vitamine B e D, le proprie RDA di macro e micronutrienti, permette di affinare la propria alimentazione sia per migliorare la composizione corporea per fini sportivi o estetici che per migliorare le proprie prestazioni e il proprio livello di salute.

Per approfondimenti: DNA Solutions.

by Elisa Pampolini, dott. in Scienze Naturali e Naturopata. Suo Puravida Lifestyle