Il mio viaggio di corsa in Israele

La seconda volta in Israele, e sempre per un evento di corsa!

Sono passati sei anni ed eccomi nuovamente in questo Stato del Vicino Oriente, che si affaccia sul Mar Mediterraneo, e conta oltre otto milioni di abitanti. Sono partita insieme al mio super fotografo Pierluigi, con un volo diretto El Al da Milano Malpensa, arrivando a Tel Aviv dopo circa quattro ore di volo.

Il mio viaggio di corsa inizia proprio dalla città in cui siamo atterrati; un luogo dal clima perennemente temperato, che vanta due anime: una antica e una moderna. Ci sono lo skyline di grattacieli a specchio, candidi edifici (oltre 4.000!) in stile Bauhaus costruiti negli anni Trenta da architetti tedeschi ebrei immigrati, la città storica, Giaffa, in stile arabo, e un attrezzato lungomare fatto di passerelle infinite dove ci si può allenare a tutte le ore del giorno e della notte. Ci sono la frenesia e la lentezza. E Tel Aviv è tutto questo!

 

Lungomare Tel Aviv al tramonto

 

Auditorium di Tel Aviv - foto Pierluigi Benini per Running Post

 

Tel Aviv - foto P. Benini per Running Post

 

Lungomare di Tel Aviv - Running Post

 

Ma è tempo di raccontarvi che cosa fare e vedere in Israele.

 

Tel Aviv Samsung Marathon

È l’evento sportivo più importante del paese con oltre 40 mila runners suddivisi nelle varie distanze: maratona, mezza maratona, 10 km e 5 km.

La gara è in programma il venerdì, l’equivalente del nostro sabato, il giorno precedente lo shabbat, quando tutto ma proprio tutto riposa, persino le uova che non puoi trovare strapazzate ma solo sode perché cotte in precedenza.

Alle 4.30 mi sono ritrovata nella hall dell’albergo, il Prima Tel Aviv, insieme ad altri runners, pronta per partire in direzione Rokah boulevard, dove si trova l’area ospitalità, accanto a un parco punteggiato di palme.

Alle 6.15 parte la mezza maratona (vinta da Joel Kiptoo in 1:06:26, e in campo femminile dall’atleta di casa Sari Pindak, 01:37:17), quarantacinque minuti dopo la maratona (primo il keniano Ernst Kebenei in 2:19:53, e tra le donne la connazionale Margaret Njuguna, 02:58:18), e quindi alle 8.45 c’è la mia partenza, quella dei 10 km (vincono Moket Fetene, 00:31:25 e Efrat Shema Vekovitz, 00:50:54).

Il sole inizia a scaldare e buca la pesante coltre grigia e lattiginosa, così in poco tempo la temperatura raggiunge i 25 gradi!

Ci siamo, taglio il traguardo, medaglia conquistata, un po’ più piccola rispetto a quella della maratona ma sempre bella, come tutte le cose guadagnate con il sudore.

E ora che si fa? Un bel massaggio decontratturante; ci pensa il team di fisioterapisti messi a disposizione dalla maratona. Un vero toccasana, anche per chi come me ha corso solo pochi chilometri.

 

 

Eccomi allo start della 10 km by Tel Aviv Samsung Marathon - Running Post

 

Irene Righetti alla Tel Aviv Samsung Marathon - Running Post

 

Giaffa

E dato che i chilometri macinati non sono poi così tanti, si va alla scoperta di Giaffa o Jaffa. La raggiungo dal lungomare, circa 4 chilometri dal Prima Tel Aviv Hotel, nella parte sud, e la prima cosa in cui m’imbatto è il porto vecchio, pieno di locali e ristorantini che si affacciano sul molo chiassoso e coloratissimo.

La Giaffa vecchia è in stile arabo, all’ingresso ad accoglierti c’è la Torre dell’Orologio in stile ottomano, e quindi si apre in un reticolato di stradine acciottolate e gradoni, che portano nella parte alta, da cui può ammirare lo skyline della moderna Tel Aviv. È bello perdersi nelle viuzze, perché si scoprono scorci inediti popolati da gatti sonnacchiosi (non ne ho mai visti così tanti!).

 

Giaffa - foto di pierluigi Benini

 

Irene corre a Tel Aviv - foto Benini per Running Post

 

Carmel Market

E ora si i va al Carmel Market, il più famoso mercato della città israeliana, ubicato in HaCarmel, a pochi passi dal quartiere Neve Zedek, a sud di Tel Aviv.

A guidarmi nelle delizie del paese ci pensa una guida speciale: Inbal, ex avvocato di New York, nonché istruttore di yoga; nel 2011 ha deciso di cambiare vita per seguire il proprio cuore e la passione per il cibo, fondando la società Delicious Israel. Brava, lo dico sempre che bisogna ascoltare il cuore e cercare di realizzare i propri sogni!

Si parte dal falafel cucinato nell’angusto e polveroso locale posto a pochi metri dal mercato, che offre grosse polpette fritte fatte di ceci, aglio, cipolla e coriandolo, accompagnate da una deliziosa salsa di colore verde. Poi via lungo le stradine brulicanti di gente e bancarelle che offrono ogni ben di dio. È la volta delle fragole, dolcissime e rossissime e soprattutto made in Israele. Poi si va di pita, cotta al momento dalle sapienti mani di una signora corpulenta, ripiena di verdure e spezie, quindi hummus in tutte le salse, e uno squisito dolce fatto con i semi di sesamo: l’halvah, perfetto per il post gara! E poi tanta frutta fresca, secca, dolci tipici traboccanti di miele, e soffici panetti dorati.

Provo tutto naturalmente, e alla fine non resisto e compro il dolce di sesamo arricchito di noci pecan, e un mix di spezie di colore verde-rosso per arricchire le mie insalate di ritorno dall’Italia, pieno di uvetta, aglio, pezzetti di cipolla secca, e mandorle.

 

Delicious Israel - foto Benini per running Post

 

Carmel Market - foto Running Post

 

Carmel Market di tel Aviv - foto Benini per Running Post

 

Delicos

 

Fragole al Carmel Market - foto www.runningpost.it

 

Carmel Market - Running Post

 

Massada

Distante circa un’ora e mezza di auto da Tel Aviv, è un’antica fortezza posta su un altopiano desertico, dall’alto del quale si può ammirare il vaporoso Mar Morto  fondersi nel cielo.

Si tratta di un sito patrimonio della cultura mondiale dell’UNESCO, che racchiude una storia molto particolare: qui duemila anni fa un migliaio di ebrei scelsero di morire, per mano di loro stessi, piuttosto che divenire schiavi dei romani.

Si può raggiungere con la funicolare, oppure percorrendo il sentiero del serpente, piuttosto ripido e tortuoso ma non difficile, richiede però buon fiato e gambe un tantino allenate. Per ragioni di tempo ho dovuto optare per la funicolare e l’ascesa è spettacolare, anche se forse un po’ rumorosa, poiché la cabina era stracolma di turisti. Il fine settimana è sempre così mi ha detto la guida, per cui se potete andate a visitare il sito nei giorni feriali.

 

Masada - foto Benini per www.runningpost.it

 

Masada - foto Benini per www.runningpost.it

 

Mar Morto

È tempo di scendere per recarsi nella depressione più profonda della terra: sulle rive del Mar Morto, a 398 metri sotto il livello del mare!

Via in jeep con altri compagni di avventura tra cui Pierluigi, il fotografo, e Martino, collega del Corriere, per scoprire un posto di una bellezza sconvolgente, con i cristalli di sale che creano delle piccole pozze simili a piscine dove ti butteresti senza indugio e invece… Invece devi prestare molta attenzione perché se una piccolissima goccia d’acqua ti dovesse entrare negli occhi il bruciore sarebbe insopportabile e dovresti mettere immediatamente il viso sotto l’acqua corrente (esperienza provata naturalmente).

È bellissimo camminare lungo le sponde interamente ricoperte di sale e pure correrci! Sì, ho provato una mini corsetta ed è stato divertente, cich cich, il manto è morbido come una trapunta tanto che ti sembra di avere le molle ai piedi.

Si torna in jeep e ci dirigiamo nell’interno, arrivando in una posto circondato da alte rocce stratificate di colore giallo-arancione, punteggiato di cespugli color senape; facciamo breve sosta foto e proseguiamo.

Terminiamo il tour facendo un bagno nel Mar Morto, dove mi lascio cullare dall’acqua oleosa che mi permette di galleggiare senza fatica.

Ma sapete perché il Mar Morto si chiama così? Prima di tutto non è un mare ma un lago lungo 76 km per 16 km di larghezza, e il suo nome è dovuto al tasso di salinità, talmente elevato da non permettere la vita. Si trovano delle alghe e altri microrganismi, ma nulla di più. Pensate che la sua salinità supera il 33 per cento, mentre il Mediterraneo ne ha meno del 4 per cento. Un luogo che vanta anche un alto tasso di ossigeno e un basso livello di raggi UV, e delle proprietà straordinarie che permettono di curare alcune malattie della pelle come la psoriasi e le artriti. Okay…. Allora potete lasciarmi qui?!? Così forse il mio ginocchio si rimette in sesto, visto che la nebbia padana non gli fa molto bene.

 

Irene corre sulle rive del Mar Morto - foto P. Benini per Running Post

 

Irene Righetti nelle acque del Mar Morto - foto P. Benini per Running Post

 

jeep Safari in Israele - foto running Post

 

jeep safari in Israele - foto running Post

 

Gerusalemme

E invece è tempo di ripartire, direzione: Gerusalemme! Ubicata sull’altopiano che separa la costa orientale del Mar Mediterraneo dal Mar Morto, a est di Tel Aviv, la raggiungiamo in circa un’ora e mezza di auto.

La Città Vecchia è considerata Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO e racchiude in meno di un chilometro quadrato diversi luoghi di grande importanza religiosa: il Muro del Pianto (suddivisa in due parti per uomini e donne), la Basilica del Santo Sepolcro, il Monte del Tempio, la Moschea al –Aqsa. E la Cupola della Roccia, il primo edificio che scorgiamo. Risplende d’oro e spicca tra i biancheggianti edifici della città; un santuario islamico costruito su un sito utilizzato e considerato sacro in temi antecedenti alla formazione delle maggiori religioni monoteistiche, noto come “spianata delle Moschee”.

Ed è qui, in questo stupefacente luogo, che termina il mio viaggio.

 

La Cupola della Roccia di Gerusalemme - foto P. Benini per running Post

 

Gerusalemme - foto Pierluigi Benini per Running Post

 

Grazie per avermi seguita! Al prossimo tour, sempre con le scarpe da running ai piedi!

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Fotografie di Pierluigi Benini

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