Michele Graglia ha stravinto la Badwater, la corsa podistica più massacrante del mondo.
Il ragazzo di Taggia (Imperia) che all’età di 25 anni decise di trasferirsi a Miami, poi a New York, e infine a Los Angeles dove oggi vive e si allena, ce l’ha fatta, entrando così nella leggenda dell’ultramaratona!
217 km non-stop nella Valle della Morte (California), con start nel punto più basso di tutto il Nord America, a 85 metri sotto il livello del mare (e correre sotto il livello del mare è pesantissimo, l’ho provato nel Mar Morto lo scorso febbraio), e arrivo sul monte Whitney a quota 2.530 metri.
Insomma una prova per super eroi, o per marziani, per chi ha fisico, testa, cuore e qualcosa in più…
«È successo la scorsa notte, dopo 24 ore e 51 minuti un sogno enorme è diventato realtà: ho vinto la Badwater 135 Ultramarathon “la corsa più dura del mondo”, con una temperatura di 53 gradi di giorno e 47 gradi di notte”.
Questo il gioioso post a fine corsa, sul suo profilo di Instagram, mentre urla e sembra strappare il nastro del traguardo.
Te lo meriti Michele, ci avevi già provato in passato ma avevi avuto dei problemi per colpa forse, avevi detto, del team di supporto che non era stato in grado di seguirti a dovere. Ma seguire una competizione così è molto dura, anche per i supporter. Il perché lo hai spiegato bene nel libro scritto a quattro mani con Folco Terzani, “Ultra”: «Il compito del team di supporto è quello di superare il proprio corridore, fare due o tre km, parcheggiare a lato strada, scendere con lo spruzzatore d’acqua per raffreddare la temperatura corporea, riempirgli le borracce, dargli le provviste necessarie, in movimento, poi tornare in macchina e andare avanti altri due o tre km. E ripetere l’operazione per 217 km».
Insomma un compito molto arduo anche per chi deve “solo” seguire i corridori.
E i due team (in cui c’era anche tuo papà Cesare), quella prima volta li persi al 25° km, con conseguente e quasi immediata disidratazione.
Quest’anno te lo sentivi, mi avevi detto che avresti fatto bene e ti stavi preparando in modo minuzioso, non sgarravi e il focus era tutto sulla Badwater, me lo avevi confessato lo scorso marzo durante una corsa ondulata nel tuo paese.
Complimenti di cuore!!! Da modello (per chi non lo sapesse Michele era uno dei modelli più richiesti a livello internazionale) a leggenda dell’ultramaratona.
Per la cronaca… Graglia è partito lunedì scorso 23 luglio alle ore 11 di sera da Badwater Basin, e dopo 24 ore 51 minuti e 47 secondi è giunto sulla vetta del Monte Whitney.
Alle sue spalle, ben distanziato, si è posizionato lo statunitense Jared Fetterolf, 25:33:42, terzo il connazionale Don Reichelt, 27:08:30.
Tra le donne ha primeggiato Brenda Guajardo (Usa) in 28:23:10. Ammirazione anche per questa donna di 41 anni, nata in Texas, con l’hobby della vela e delle auto veloci, e una predilezione per il gelato, la nutella, gli gnocchi e la polenta.
E mentre vi sto scrivendo stanno correndo altri due italiani: Julius Iannitti di Castellaneta, è alla 37° ora di corsa, e Simone Leo, di Cinisello Balsamo, che per il momento è giunto al 122° miglio in poco più di 37 ore.
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