Mary Wittenberg lascia Road Runners e NYCM

Mary Wittenberg, nel New York Road Runners da due decadi (amministratore delegato dal 2005) e race director della New York City Marathon, lascia per intraprendere un’altra avventura.

Cosa? Sì, avete capito bene, incredibile ma vero. Mary se ne va e diventa l’amministratore delegato globale di Virgin Sport (che organizza gare di corsa e di ciclismo) che fa capo all’uomo più ricco del Regno Unito, Sir Richard Branson.

L’ho incontrata a Londra in occasione della London Marathon, sempre indaffaratissima ma sorridente, stava andando ad un party con i top atleti e indossava lo stesso tubino grigio con cui l’ho incontrata a New York nel 2014. Scaramanzia o semplice coincidenza?

Mah, di certo non immaginavo che stesse bollendo qualcosa in pentola, l’ho saputo solo ieri leggendo l’articolo a firma di Juliet Macur sul “The New York Times”.

La giornalista si chiede quale sia il ricordo più bello della Wittenberg legato alla maratona di New York.

Sicuramente l’edizione del 2001, che si è corsa dopo gli attentati alle Torri Gemelle; stupefacente vedere la città unita in un unico evento e tutti i membri dell’organizzazione stretti alla partenza sul Ponte di Verrazzano. Erano molto nervosi e spaventati ma pieni di speranza, e la medaglia olimpica Deena Kastor con la mano sul cuore al suono dell’inno nazionale.

O forse il suo momento più intenso è stato nel 2007, quando Paula Radcliffe ha vinto, e subito dopo avere tagliato il traguardo ha preso in braccio la figlia di nove mesi.

Oppure quando un suo caro amico ha smesso di fumare cominciando ad allenarsi seguendo i suoi consigli.

Sono tanti i ricordi stupendi.

Però era tempo di cambiare e di uscire dalla “comfort zone”, per provare nuove opportunità.

Così ha lasciato la 42K più famosa del pianeta che con lei è diventata sempre più partecipata, il cui segreto mi confidò è molto semplice: «Il lavoro di team; puoi avere tutte le capacità direttive possibili ma è fondamentale avere il supporto di tutta l’organizzazione, dei collaboratori diretti, della città, delle forze dell’ordine, dei volontari, senza di loro non sarebbe possibile realizzare un evento di questa portata».

Che cosa farà il prossimo 1° novembre, giorno in cui si correrà la maratona di New York le chiede la giornalista del New York Times?

«Penso che andrò in Alaska o in posto molto lontano, il traguardo è il luogo che mi mancherà più di tutto, il luogo che preferisco al mondo, dove attendere le persone e congratularmi con loro».