Margherita Hack e la passione per lo sport

Il 12 giugno del 1922 nasceva a Firenze Margherita Hack, tra le menti più brillanti della comunità scientifica mondiale. Astrofisica, fu la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia.

Ma non fu solo uno scienziato, fu anche una grande sportiva, come mi raccontò nella lunga chiacchierata (era il 19 febbraio del 2012) di cui vi ripropongo un estratto.

«Praticai atletica leggera a livello agonistico dal ’39 al ’45. Nel salto in lungo vinsi due campionati universitari, in seguito mi classificai terza a due campionati assoluti, uno a Roma e una a Bologna. Saltavo 1 metro e 50 col ventrale, perché lo stile Fosbury arrivò dopo. Nel salto in lungo facevo 5 metri e 20».

Ma aggiunge: «I miei salti erano pieni di difetti. Saltavo 1 e 50 ma arrivavo all’asticella molto prima e quindi già in parabola discendente. Se fossi stata allenata a dovere forse avrei fatto anche uno e 70, allora il record mondiale era di 177 centimetri».

Con rammarico ricorda che l’agonismo per lei terminò nel ’45.

«Con la guerra tutte le società si sciolsero e le varie attività momentaneamente cessarono; nel frattempo mi laureai e iniziai a lavorare, così quando tutto riprese ero troppo vecchia».

Ma il suo sogno non erano i salti, bensì il mezzofondo.

«Mi piaceva correre ed ero piuttosto veloce ma non velocissima, però avevo molta resistenza.

Correvo parecchio, anche quando andavo a lavorare; m’incontravo con Aldo, mio marito, e insieme percorrevamo tre chilometri. Avevo molto fiato e la corsa faceva per me, peccato non aver provato gli 800 e i 1.500, le distanze in quegli anni praticabili dalle donne».

Il ricordo più bello legato a un evento sportivo?

«Quando vinsi i Littoriali a Firenze; si trattava della prima gara nazionale, nella mia città per di più, dove vinsi nel salto in alto e nel salto in lungo».

Due volte sul podio ma senza medaglie.

«Non ricordo che cosa mi diedero in quell’occasione, medaglie comunque non direi, quella arrivò a Roma quando ci portarono dal Duce, in Piazza Venezia».

Da allora continuò a fare sport perché era la sua vera passione.

Grazie Margherita!