La dieta alcalina: i benefici per chi fa sport

Acido, basico, alcalino… Che caos, ne ho sentite di tutti i colori e alla fine non ci ho capito più nulla, così ho chiesto a Elisa Pampolini, dott. in Scienze Naturali e Naturopata con specializzazione in Alimentazione Naturale, di spiegarmi i principi della dieta alcalina.

Ecco che cosa ci dice al riguardo.

La dieta alcalina, divenuta famosa negli ultimi anni grazie al libro del dott. Robert O. Young, è uno dei regimi più chiacchierati e dibattuti tra i professionisti del settore.

Si tratta fondamentalmente di un regime alimentare che promuove gli alimenti vegetali freschi (con alcune eccezioni, come prugne, ananas, mirtilli, funghi, noci) a discapito di quelli animali, ammettendo il consumo moderato di pesce come alimento di transizione. Obiettivo di questa dieta è il raggiungimento di equilibrio acido-basico ottimale, con risvolti positivi sulla salute generale dell’organismo.

L’organismo umano ha un pH ematico ottimale di 7.41, cioè è leggermente alcalino. Si parla di acidosi quando il pH scende sotto 7.35 e alcalosi quando supera i 7.45. Il concetto di alimento alcalino non ha nulla a che vedere con il pH dell’alimento in sé, ma si riferisce ai suoi residui inorganici e al loro effetto sul nostro organismo. Ad esempio, la frutta acida è ricca di acidi organici, ma una volta metabolizzata i suoi residui basici alcalinizzano il nostro organismo.

In condizioni di acidosi aumentano i processi infiammatori alla base della formazione di ritenzione idrica e cellulite, ma non solo: il sistema endocrino risente del livello di acidità promuovendo la promozione di cortisolo e l’insulino resistenza. In poche parole, aumenta la fame (sia fisiologica che nervosa), rallenta il metabolismo, si tende a perdere massa magra e conservare massa grassa.

Altri risvolti sulla salute riguardano il benessere dell’apparto muscolo-scheletrico e del sistema immunitario, che giocano sicuramente un ruolo fondamentale nella pratica sportiva. La dieta alcalina contrasta infatti la perdita di calcio, prevenendo l’osteoporosi, contrasta la debolezza muscolare grazie all’apporto considerevole di potassio e magnesio, previene la formazione di alcuni tipi di calcoli renali.

Spesso in ambito sportivo si tende a seguire regimi proteici, che per l’elevata presenza di aminoacidi solforati tendono a diminuire il pH. Da quanto detto risulta invece importante alcalinizzare la propria alimentazione, utilizzando un 80% di alimenti vegetali (frutta e verdura fresca) e un 20% di alimenti acidificanti (proteine animali e cereali ad eccezione del miglio, ma anche zucchero, alcool, caffè, cacao, sale).

I detrattori della dieta alcalina sostengono che il nostro organismo sia perfettamente in grado di mantenere l’omeostasi del pH ottimale e che pertanto questo modello alimentare non abbia validità scientifica.

Occorre però riconoscere che un programma di questo tipo, basato sul fondamentale consumo di vegetali freschi, con un ridotto introito di grassi animali, cereali raffinati, zucchero, sale, alcool e caffè, proponga un modello alimentare che ben si accorda con le linee guida dei principali organismi a difesa della salute.