Karpathos da vivere di corsa

Ogni estate programmo una puntatina in una delle tante isole della Grecia…  E una di quelle che amo di più è Karpathos, perché oltre alla grande bellezza si può vivere di corsa.

Non è la prima volta, il fatto è che amo i colori di questa terra, il cielo, il mare, la storia.  Karpathos non è piccola, è la terza isola del Dodecaneso per grandezza, dopo Creta e Rodi. Ho prenotato tutto con Dreamtime Viaggi By Carmen, volo, hotel e auto.

Un luogo aspro e selvaggio bagnato da acque smeraldine che colpisce per l’ospitalità e la cortesia della sua gente.

Ed è proprio dei suoi abitanti che vi voglio parlare per scoprire la bellezza di questo posto incantevole, la cui bellezza passa anche attraverso la sua gente.

Un’isola che si può vivere di corsa, ovviamente al mattino presto o di sera (vento permettendo), ecco i luoghi che ho testato: Amoopi, con la sua lunga passerella che accarezza la baia, Pigadia, il capoluogo dell’isola, con una spiaggia lunghissima bagnata da un mare cristallino, e Olympos se volete fare un po’ di salite.

 

Irene Righetti a Karapathos per running Post

Eccomi lungo la passerella che dà sulla baia di Amoopi

 

Ma vi dicevo della gente… Partiamo dal ristoratore di Amoopi che mi accoglie nel suo locale parlando un inglese cantilenante o meglio americano (il XX secolo ha visto un imponente flusso di emigrazione verso gli Stati Uniti; successivamente molti isolani sono tornati restaurando le loro vecchie abitazioni e aprendo attività commerciali), condito da qualche parola di greco antico e italiano. Gentile, si perde nei ricordi e gli brillano gli occhi quando parla della sua gioventù.

La coppia del piccolo bed and breakfast che mi ospita, sempre ad Amoopi, con i generosi proprietari che mi accolgono con un buonissimo dolce di mele e cannella, accompagnato da un caffè lungo e molto dolce.

 

Karapathos - Foto di irene Righetti

Questa è una delle poche foto che ho scattato io, lungo la strada che porta a Olympos

 

A Olympos, un paese simile a un presepe vecchio di oltre mille anni.  All’interno di un’antica ouzeria, completamente tappezzata di fotografie in bianco e nero, mi ritrovo a conversare con tre vecchietti, uno dei quali (quello con il ciuffo di menta fresca che gli sbuca dal taschino) è stato il sindaco del paese. Tutti e tre hanno vissuto a lungo a Baltimora e parlano un inglese spedito.

C’è il runner incontrato in un vecchio mulino trasformato in ristorante che corre tutti i giorni 12 km e orgoglioso mi mostra la medaglia vinta in una gara che non capisco bene dove e quando si sia tenuta.

La signora che fa l’autostop che scopro essere una pittrice. Dalla Bulgaria, si è stabilmente trasferita a Finiki (piccolo paesino di pescatori) per dipingere e vivere della sua arte (ovviamente dopo il passaggio mi mostra il suo atelier).

Il ricordo però più forte è quello di un signore sulla sessantina, identico a Leonard Cohen, che conosco in un locale di Mesochori, un villaggio sospeso sul mare fatto di casette chiare e curatissime dai tetti piani, strette una all’altra. Parla della sua attività che d’inverno si ferma e della sua casa ubicata in cima alla collina, che non ha nulla di speciale (o forse ha molto di speciale), se non gli ulivi attorno tra i quali ogni notte si distende per ammirare le stelle, che talvolta cadono, finché la moglie urlando gli intima di rientrare.

Questa è Karpathos, da ascoltare e da vivere di corsa.

 

Karapathos - Running post

 

 

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Fotografie di Tommaso Gallini

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